lunedì 12 settembre 2016

La custode del silenzio. “Io, Antonella, eremita di città”



La custode del silenzio
“Io, Antonella, eremita di città”
Antonella Lumini e Paolo Rodari

Le parole che mi accingo a scrivere più che rappresentare una vera e propria recensione del libro sono un atto di gratitudine per Antonella e Paolo; un grazie profondo per lo sforzo, non solo editoriale, ma spirituale che, insieme, hanno compiuto perché questa storia vedesse la luce e l’esperienza, singolare ma ripetibile, di Antonella potesse arrivare a tutte e tutti, credenti e non credenti. Per imparare dal loro racconto è necessario essere ricercatori e ricercatrici, assetate e assetati di spiritualità, di una nostalgia che ci rende donne e uomini inquieti.
“.. mi sono sempre sentita sulla soglia, per riprendere l’espressione di Simone Weil. Sul confine tra il mondo che è fuori e quello che è dentro la Chiesa. Questo è per me il posto giusto. La libertà dello Spirito richiede un approccio intimo senza mediazioni. Molte persone ‘in ricerca’ hanno sete di interiorità, ma poiché nella Chiesa trovano con difficoltà punti di riferimento, si orientano altrove. La ritualità tradizionale non colma il bisogno intimo di contatto con lo Spirito.”

L’anno scorso un’amica, una sorella direi, mi invita ad andare a conoscere un’eremita di città a Firenze che ha accettato di incontrarci in casa sua. Ho detto sì come se quell’invito rispondesse a un desiderio che c’era ma di cui non ero consapevole. Avevo letto diverse testimonianze di eremiti (religiosi e non) e vari articoli e libri sul silenzio (testi laici e religiosi); pertanto a ripensarci bene, non doveva stupirmi la mia adesione di pancia.

È così che conosco Antonella e inizio ad avvicinarmi ai suoi libri(*). Con alcuni faccio fatica a entrare in sintonia, ma quando ho preso in mano questo di Paolo ho capito che finalmente l’esperienza di abbandono al silenzio di Antonella sarebbe potuta arrivare a molta gente. Apro e leggo le prime pagine: rivivo perfettamente ciò che è accaduto quel giorno quando siamo andate a casa di Antonella… il suo sorriso, la sua semplice accoglienza, la tisana, l’invocazione allo Spirito come una vibrazione che ti smuove dal profondo; il suo sguardo trasparente, limpido, calmo, profondo, attento, aperto. Quegli sguardi che ho visto solo in alcune monache, loro che dedicano la propria vita alla contemplazione. Ma Antonella è più vicina a tutti noi: vive in città, lavora, incontra gente, conduce ritiri. Quindi è possibile abitare il silenzio senza ritirarsi in montagna. Se ci si fida del silenzio e si entra in sintonia col suo mistero, la nostra vita cambierà, non per un atto di volontà, ma per un movimento che opera nel nostro profondo, quando entriamo in contatto con la nostra interiorità e ci lasciamo svuotare, fare e rifare.

Entrare con Antonella nel silenzio della sua “pustinia” non è come imparare un decalogo di tecniche di rilassamento, ma semplicemente stare nel silenzio, entrarvi dentro, sapendo che lei è lì per accogliere ciò che viene fuori, per accompagnare il tuo cammino. Abbiamo tutte e tutti bisogno di maestri, ma il cammino rimane nostro in una solitudine abitata.
Parli del silenzio come se avesse un suo linguaggio… ‘Sì, il silenzio ha una sua voce, parla l’ordine divino. Fu come ritrovare l’archivio dei segni inciso nella memoria e divenuto illeggibile, muto. Il silenzio non è mancanza di suono, ma mancanza di rumore. Più entravo in sintonia con il silenzio, più familiarizzavo con quelle frequenze impercettibili, più sentivo la violenza che scaturisce dal rumore…’

Sapevo che in queste parole avrei parlato più di cosa ho provato leggendolo che del libro stesso; ma il libro racconta questo con gli occhi e il cuore di Paolo, un giornalista in ricerca, dubbioso, pieno di interrogativi, anche curioso che, per raccontare l’esperienza di Antonella, non è potuto rimanerne fuori, ma si è  lasciato toccare dal silenzio, forse anche solo sfiorare. Non avrebbe potuto scrivere questo libro senza questo lasciarsi un po’ denudare e toccare dentro. Mi auguro che capiterà anche a voi, leggendo il testo… Se non comprendete tutto, non preoccupatevene; non si tratta di imitare o ripetere l'esperienza di un’altra, si tratta di accettare l’invito di Antonella che è quello di sperimentare il silenzio e ascoltare ciò che dice a noi, solo a noi.
“Sì, il silenzio è un tornare a casa, al luogo dell’origine dove tutto resta e aspetta.”

Patrizia Morgante


(*) Novità: sta per uscire per Castelvecchi Roma la seconda edizione di Dio è Madre di Antonella Lumini

2 commenti:

  1. Grazie per questa intensa riflessione-recensione!

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  2. Grazie Laura!Dopo aver conosciuto Antonella vivi il sielnzio in un altro modo... e ne senti sempre di più il bisogno.

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