La custode del
silenzio
“Io, Antonella,
eremita di città”
Antonella Lumini e
Paolo Rodari
Le parole che mi accingo a scrivere più che rappresentare una vera e propria recensione del libro sono un atto di gratitudine per Antonella e Paolo; un grazie profondo per lo sforzo, non solo editoriale, ma spirituale che, insieme, hanno compiuto perché questa storia vedesse la luce e l’esperienza, singolare ma ripetibile, di Antonella potesse arrivare a tutte e tutti, credenti e non credenti. Per imparare dal loro racconto è necessario essere ricercatori e ricercatrici, assetate e assetati di spiritualità, di una nostalgia che ci rende donne e uomini inquieti.
“.. mi sono sempre
sentita sulla soglia, per riprendere l’espressione di Simone Weil. Sul confine
tra il mondo che è fuori e quello che è dentro la Chiesa. Questo è per me il
posto giusto. La libertà dello Spirito richiede un approccio intimo senza
mediazioni. Molte persone ‘in ricerca’ hanno sete di interiorità, ma poiché
nella Chiesa trovano con difficoltà punti di riferimento, si orientano altrove.
La ritualità tradizionale non colma il bisogno intimo di contatto con lo
Spirito.”
L’anno scorso un’amica, una
sorella direi, mi invita ad andare a conoscere un’eremita di città a Firenze
che ha accettato di incontrarci in casa sua. Ho detto sì come se quell’invito
rispondesse a un desiderio che c’era ma di cui non ero consapevole. Avevo letto
diverse testimonianze di eremiti (religiosi e non) e vari articoli e libri sul
silenzio (testi laici e religiosi); pertanto a ripensarci bene, non doveva
stupirmi la mia adesione di pancia.
È così che conosco Antonella e
inizio ad avvicinarmi ai suoi libri(*). Con alcuni faccio fatica a entrare in
sintonia, ma quando ho preso in mano questo di Paolo ho capito che finalmente
l’esperienza di abbandono al silenzio di Antonella sarebbe potuta arrivare a
molta gente. Apro e leggo le prime pagine: rivivo perfettamente ciò che è
accaduto quel giorno quando siamo andate a casa di Antonella… il suo sorriso,
la sua semplice accoglienza, la tisana, l’invocazione allo Spirito come una
vibrazione che ti smuove dal profondo; il suo sguardo trasparente, limpido,
calmo, profondo, attento, aperto. Quegli sguardi che ho visto solo in alcune
monache, loro che dedicano la propria vita alla contemplazione. Ma Antonella è
più vicina a tutti noi: vive in città, lavora, incontra gente, conduce ritiri.
Quindi è possibile abitare il silenzio senza ritirarsi in montagna. Se ci si
fida del silenzio e si entra in sintonia col suo mistero, la nostra vita
cambierà, non per un atto di volontà, ma per un movimento che opera nel nostro
profondo, quando entriamo in contatto con la nostra interiorità e ci lasciamo
svuotare, fare e rifare.
Entrare con Antonella nel silenzio
della sua “pustinia” non è come imparare un decalogo di tecniche di
rilassamento, ma semplicemente stare nel silenzio, entrarvi dentro, sapendo che
lei è lì per accogliere ciò che viene fuori, per accompagnare il tuo cammino. Abbiamo
tutte e tutti bisogno di maestri, ma il cammino rimane nostro in una solitudine
abitata.
Parli del silenzio come
se avesse un suo linguaggio… ‘Sì, il silenzio ha una sua voce, parla l’ordine
divino. Fu come ritrovare l’archivio dei segni inciso nella memoria e divenuto
illeggibile, muto. Il silenzio non è mancanza di suono, ma mancanza di rumore.
Più entravo in sintonia con il silenzio, più familiarizzavo con quelle
frequenze impercettibili, più sentivo la violenza che scaturisce dal rumore…’
Sapevo che in queste parole avrei
parlato più di cosa ho provato leggendolo che del libro stesso; ma il libro
racconta questo con gli occhi e il cuore di Paolo, un giornalista in ricerca,
dubbioso, pieno di interrogativi, anche curioso che, per raccontare l’esperienza
di Antonella, non è potuto rimanerne fuori, ma si è lasciato toccare dal silenzio, forse anche
solo sfiorare. Non avrebbe potuto scrivere questo libro senza questo lasciarsi
un po’ denudare e toccare dentro. Mi auguro che capiterà anche a voi, leggendo
il testo… Se non comprendete tutto, non preoccupatevene; non si tratta di
imitare o ripetere l'esperienza di un’altra, si tratta di accettare l’invito di
Antonella che è quello di sperimentare il silenzio e ascoltare ciò che dice a
noi, solo a noi.
“Sì, il silenzio è un
tornare a casa, al luogo dell’origine dove tutto resta e aspetta.”
Patrizia Morgante
(*) Novità: sta per uscire per Castelvecchi Roma la seconda
edizione di Dio è Madre di Antonella Lumini
Grazie per questa intensa riflessione-recensione!
RispondiEliminaGrazie Laura!Dopo aver conosciuto Antonella vivi il sielnzio in un altro modo... e ne senti sempre di più il bisogno.
RispondiElimina