sabato 2 gennaio 2021

E se ci comportassimo come le particelle, saremmo più umani e umane?


Dalla fisica alla spiritualità: 4 passi per restare umani 

E se ci comportassimo come le particelle, saremmo più umani e umane?


La fisica, in particolare quella quantistica, ha influenzato l’evolversi del pensiero legato alla nuova cosmologia in modo preponderante negli ultimi decenni. Con questa riflessione provo a verificare, voi mi direte se sono riuscita nell’intento, a far scaturire dalla fisica (o almeno da ciò che ne sappiamo fino ad ora) delle lezioni di spiritualità per la donna e l’uomo di oggi. 


Lo intuisco come un movimento che ci porta dall’era antropocentrica verso una dimensione ecozoica, dove l’assunto fondante è ‘tutto è interconesso’, e dove l’Homo Sapiens non è il centro di questo Tutto.


Le domande che mi sono posta sono: possiamo imparare qualcosa come umanità dal modo in cui interagiscono e si relazionano le particelle cosmiche? C’è una sapienza misteriosa che le abita e dalla quale possiamo imparare a vivere insieme come umanità? Osservare le particelle minuscole ci può dire qualcosa di una relazionalità e connessione più salutare?

Lo scopriremo insieme in questo breve viaggio in poche lezioni.


La prima lezione ci viene da una delle teorie più belle (può una teoria essere bella?), quella della relatività ristretta (legata al tempo) e della relatività generale (legata alla gravità) di Albert Einstein. Newton si domandava cosa spingeva i corpi nello spazio a muoversi, e perché fossero attratti l’uno verso l’altro. La definì la forza di gravità. Prima di Einstein altri studiosi ipotizzarono la presenza di un campo elettromagnetico, un’entità reale presente ovunque che trasmette le onde radio e le porta in giro. Einstein, affascinato da questa idea, la applica alla gravità, postula l’esistenza di un campo gravitazionale. Ma la genialità emerge dal riconoscere che questo campo gravitazionale corrisponde con lo spazio. Questa è la teoria della relatività generale. Lo spazio non è diverso dalla materia, è una delle sue componenti. Einstein traduce questo in un’equazione che dice che lo spazio si incurva dove ci sia materia. Ma non è solo lo spazio a incurvarsi, ma anche il tempo (teoria della relatività ristretta).  Il tempo non trascorre allo stesso modo ovunque. Parla anche di buchi neri, derivati dalla stelle che avendo consumato tutto l’idrogeno si spengono e curvano lo spazio verso il dentro, forzate dal loro stesso peso. Lo spazio gravitazionale è in continuo movimento, si increspa, si espande. Einstein rafforza l’idea che questa espansione derivi dall’esplosione di un giovane universo piccolissimo e caldissimo: il Big Bang.


Ora accendete lo stereo e ascoltate una bella sinfonia di Beethoven e provate a contemplare ciò che possiamo imparare per la nostra vita.

Mia madre, che non ha mai studiato Einstein, mi ripeteva sempre “tutto è relativo”, “dipende sempre dal punto dove osservi il mondo”. Saggezza popolare che si nutre di una sapienza archetipica che ci appartiene.

Non vi da una sensazione di pace sapere che non dipende tutto dalla persona ma che esistono forze che agiscono e a noi, forse, tocca solo il compito di scoprirle e esserne consapevoli?

Cosa ci insegna questa relatività spazio-temporale per la nostra vita e i nostri ‘bias cognitivi’?

Ci invita a una mendicanza intellettuale e esistenziale; a sapere di non sapere; a una sapienza ignorante dove il definitivo è la morte dell’intelligenza; a un esitare silente ma abitato davanti al Mistero nel quale siamo immersi; un dubitare, certi che ci sia un pezzo che non vediamo.

Boff dice che siamo stelle viventi, perché siamo fatti delle stesse sostanze delle particelle cosmiche derivate dal Big Bang (con un grado di coscienza elevato, certamente): quindi il nostro ‘spegnerci’ è un ritornare all’origine, è continuare ad abitare il cosmo in forma diversa.

Come mi fa sentire questo?


La seconda lezione vede come protagonisti i ‘quanti’, meccanica quantistica. Una data e un nome: 1900 (apre un nuovo secolo e una nuova narrazione cosmica), Max Planck. Ma non sarà il solo, ritroveremo Einstein e altri studiosi. Io già intravedo una lezione per l’umanità da questo, voi no? La conoscenza si costruisce insieme, e l’ intuizione che ne deriva è più della somma delle conoscenze singole.

La cosa interessante è che studiando i quanti (pacchetti di energia) si arriva a osservare che gli elettroni (che girano intorno al nucleo dell’atomo) possono solo saltare fra l’una e l’altra delle orbite atomiche; sono i famosi salti quantici. Gli elettroni non esistono sempre. “Esistono solo quando qualcuno li guarda, o meglio, quando interagiscono con qualcosa d’altro.” Ma si può calcolare la probabilità di salto; “un elettrone è un insieme di salti da un’interazione all’altra. Quando nessuno lo disturba, non è in alcun luogo preciso. Non è in un luogo. È come se Dio non avesse disegnato la realtà con una linea pesante, ma si fosse limitato a un tratteggio lieve.”

Io sento un ‘Wow’ dentro le mie viscere. Voi come vi sentite?

Cosa posso intuire per la nostra umanità?

Anche noi ‘esistiamo esistenzialmente e affettivamente’ se qualcuno poggia lo sguardo su di noi, se ci riconosce, ci ricorda che siamo importanti per qualcuno. Non smettiamo di esistere fuori da un’interazione, da una relazione, ma ‘non siamo in nessun luogo’. Per relazione non intendo una vicinanza fisica, un’amicizia. Ma qualcosa di più ampio e complesso: esistiamo veramente solo dopo essere diventati profondamente coscienti che esiste una relazione ‘invisibile’ che ci connette e ci unisce. 

Quando una persona non c’è più continua a esistere grazie a questa relazione che sento e riconosco. 

La relazione provoca movimento, azione, reazione (salti quantici degli elettroni). Cos’è un’interazione? Cosa fa saltare l’elettrone? Cosa fa svegliare e agire noi?

Sono certa voi potrete aggiungere altre intuizioni. In questo caso invece di una sinfonia di Beethoven, vi proporrei più di affacciarvi da un balcone o sedervi a un tavolino di un bar in una piazza affollata e, semplicemente osservare.


La terza lezione ce la offre l’architettura del cosmo. “La scienza è attività innanzitutto visionaria. Il pensiero scientifico si nutre della capacità di ‘vedere’ le cose in modo diverso da come le vedevamo prima.”

Breve storia evolutiva della Terra: siamo partiti dall’idea che la terra era piatta, stava sotto e il cielo sopra; poi la Terra era al centro e il Cielo tutt’intorno; la Terra è una sfera al centro che vola e tutti gli astri celesti la circondano. Copernico fa un passo avanti mostrando che al centro non c’è la Terra ma il Sole; il nostro pianeta diventa uno come gli altri, gira su se stesso e intorno al sole.  Le scoperte dopo ci dicono che la nostra galassia è solo un puntino luminoso insieme ad altri miliardi di galassie. Tutto è movimento, non c’è il vuoto tra una galassia e l’altra (ricordate la prima lezione?). Oggi sappiamo che questo cosmo è immenso, elastico e costellato di galassie; si è espanso per 14 miliardi di anni. C’è altro? Forse…


Adesso immaginate di fare un viaggio virtuale nella Cappella Sistina, alzate il capo e contemplate quel punto dove le due dita non si toccano. Ascoltate cosa vi genera dentro tutto questo.

Ognuno di noi si pensa come grande e onnipotente; come se la propria vita occupasse tutto l’universo esistente. Da questa immagine della terza lezione, ci arriva altro. Siamo un puntino piccolissimo in un mondo di cui conosciamo pochissimo.

Le nostre difficoltà sono Le Difficoltà e I Problemi con la lettera maiuscola. Come ci fa sentire essere così piccoli e potenti allo stesso tempo? 

L’Homo Sapiens Sapiens ha raggiunto nei millenni della storia evolutiva una coscienza molto elevata, la più sviluppata e complessa che conosciamo: oggi vediamo che questa capacità non sempre si pone al servizio del bene comune e del benessere collettivo. In questo momento stiamo apportando alla storia tante nuove scoperte e miglioramenti, ma danneggiamo la casa comune di cui noi siamo parte e non padroni. Ma ci comportiamo come tali. 

Questa lezione di può aiutare a fare un passaggio da una potere su a un potere con?


L’ultima lezione ce la offre la teoria delle particelle. Tutti abbiamo studiato la struttura dell’atomo: un nucleo composto da neutroni e protoni, circondati da elettroni. Ma ci sono particelle ancora più piccole che compongono i neutroni e protoni che si chiamano ‘quarks’. Cosa permette a queste particelle di stare insieme? Altre particelle chiamate gluoni (dall’inglese glu che significa colla). Vi ricordate il Bosone di Higgs rilevato al CERN? È una particella gluone che consente ad altre particelle di stare insieme.

Queste particelle quando non vibrano e si uniscono, esistono lo stesso in ciò che chiamiamo il vuoto quantico. Un vuoto che non è il nulla.

Traslochiamo dalle particelle agli esseri viventi: qual è il gluone delle nostre relazioni? Per me è l’amore, la passione, il prendersi cura. È l’amore che ci fa vibrare e ci attrae verso altre e altri. 

Vi invito a immedesimarvi nel bosone di Higgs: quando mi sono aperta all’amore nella mia vita e sono stata capace di incontrare persone, di abbattere muri e barriere, di superare ostacoli per aggregarmi con altri e altre? E quando sono stata occasione perché altri e altre si aggregassero? Ognuno di noi nella nostra vita può essere un bosone di amore e compassione.

L’ultima parola la dedico al vuoto: è necessario ogni tanto fare vuoto dentro di noi e intorno a noi. Questo, perché la vita fiorisca (=le particelle si agglutino e diano vita a un campo energetico). Pensiamo al vuoto solo come un nulla, per questo ne scappiamo e cerchiamo di riempirlo. Lasciamo al vuoto la possibilità di stupirci.



Bibliografia

Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi

Leonardo Boff e Mark Hathaway, Il Tao della liberazione, Fazi Editore

Lenorado Boff, Soffia dove vuole, EMI

Teilhard de Chardin, L’orizzonte dell’uomo, Gabrielli Editore

Scritti e conferenze di Ilia Delio, OSF: https://omegacenter.info/about/ilia-delio/


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