“Siamo membra gli uni
degli altri” (Ef 4,25).
Dalle social network
communities alla comunità umana
Il 24 gennaio, giorno in cui si ricorda San Francesco di
Sales, patrono dei giornalisti, Papa Francesco ha reso pubblico il suo annuale
messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che,
quest’anno, ci celebrerà il 2 giugno 2019. Il tema scelto già a settembre 2018
recita così “Dalle social network
communities alla comunità umana”.
Desidero condividere alcune riflessioni che la lettura
delle parole di Papa Francesco mi ha provocato. Oggi il ruolo che la
comunicazione sociale gioca è molto importante e non si può essere analfabeti:
il digitale ci circonda come un vero e proprio continente e ci abita, come un
tessuto connettivo, una seconda pelle (talvolta non solo metaforicamente); e la
sua cultura permea la nostra società globale.
La Chiesa ha sempre avuto una posizione ‘sì ai mezzi di comunicazione, ma…’:
nella prima parte è racchiusa tutta la lungimiranza nella storia della Chiesa
nell’uso dei mezzi di comunicazione, dalla radio alla carta stampata, per
rendere il suo messaggio significativo per chiunque; il coraggio profetico di
fondare, in tempi non sospetti, canali e testate cattoliche.
Nel ‘ma’ si
coglie quella preoccupazione etica ed educativa che contraddistingue il lavoro
culturale della Chiesa: quali rischi ci
presenta il digitale? quali prospettive si aprono con l’intelligenza
artificiale? qual è il ruolo educativo verso le nuove generazioni in questo
ambito? come formare cittadini digitali consapevoli e saggi? come fare missione
e pastorale digitale?
In questo messaggio Papa Francesco esalta la rete come
modalità di comunicazione, di relazione, di interazione; ne mette in rilievo
gli aspetti di partecipazione, di orizzontalità, di accesso al sapere.
Fa un passaggio che trovo profetico, quando dice “la metafora della rete richiama un’altra
figura densa di significati: quella della comunità. Una comunità è tanto
più forte quanto più è coesa e solidale, animata da sentimenti di fiducia e
persegue obiettivi condivisi. La comunità come rete solidale richiede l’ascolto
reciproco e il dialogo, basato sull’uso responsabile del linguaggio.”
Nella vita religiosa inserita nella società post-moderna, la
comunità è una delle debolezza più forti e motivo di abbandoni della vita
consacrata.
Allora, seguendo questa intuizione di Papa Francesco: cosa
possiamo imparare dalla rete per costruire comunità? Comunità che siano
generative, che portino vita ai suoi membri e a chi le avvicina, che siano
luoghi di condivisione, di scambio, di partecipazione; spazi umani dove ognuno
si senta a casa e legittimato a esprimere il suo vissuto e la sua opinione.
La rete è fatta di nodi, ponti, connessioni distribuiti e
vissuti su un piano orizzontale; ogni nodo partecipa e questo, naturalmente,
espone al rischio che non tutto ciò che circola corrisponde al vero o è frutto
di discernimento.
Papa Francesco prosegue affermando che l’esempio di rete, e
di comunità, più aderente al sogno di Dio è quello del corpo e delle sue
membra. “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25).
E questo, di nuovo, apre a una consapevolezza che, pur nella
nostra individualità, siamo tutti connessi e inseriti in una dinamica
relazionale che include l’altro, non come mero oggetto, ma come soggetto. Il
volto dell’altro mi ricorda i miei limiti, mi rende consapevole che la mia
individualità è pur sempre relazionale.
Sento che questa corrispondenza dialogica tra rete e comunità ci porta a un impegno sempre più forte della Chiesa e
della vita religiosa nella comunicazione: imparando le risorse della rete e
educandone le storture, gli eccessi con la sapienza profonda del Vangelo.
“È chiaro che non
basta moltiplicare le connessioni perché aumenti anche la comprensione
reciproca. Come ritrovare, dunque, la vera identità comunitaria nella
consapevolezza della responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri anche
nella rete online?”
Patrizia Morgante
Responsabile della Comunicazione della UISG – Unione
Internazionale Superiore Generali
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