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sabato 11 luglio 2020

Donna Economia: recensione del libro di Alessandra Smerilli

Cosa ha perso l’economia senza uno sguardo delle donne e sulle donne?

  • La società nei secoli ha spesso osteggiato, se non impedito, lo studio dell’economia alle donne
  • La visione nelle teorie economiche è spesso declinata al maschile, sviluppata da uomini per una società in cui il 50% sono donne
  • L’accesso al mercato per le donne è più difficile proprio per il loro genere di appartenenza; e quando sono inserite nel mercato lo sono a condizioni svantaggiose rispetto agli uomini
  • Il lavoro svolto dalla donne proprio nell’ambito della cura non è conteggiato nel PIL1, non è misurato, quindi non riconosciuto
  • Gli indicatori con i quali misuriamo l’economia sono indicatori pensati al maschile e non considerano la prospettiva e l’orizzonte valoriale delle donne e i loro bisogni
Leggi la recensione sulla Rivista digitale Terra e Missione

martedì 7 luglio 2020

Brasile: un genocidio! Così definisce Frei Betto ciò che sta accadendo in Brasile per il Covid-19


«Il dolore si cura con un rimedio, la sofferenza si cura con la spiritualità. Sto vivendo questo momento con molta tranquillità qui a San Paolo, dedicandomi a ciò che amo fare di più: meditare, leggere, scrivere e fare esercizio fisico. Sono in quarantena dal 17 marzo. Per chi ha vissuto quattro anni in prigione1 ciò che vivo oggi è un lusso».

Leggi l'intervista

domenica 29 dicembre 2019

Comunicazione interculturale nella vita religiosa

Penso a un elemento del mio carisma che mi parla di interculturalità e provo a rispondere a questa domanda: qual è la cultura interculturale del mio istituto? Come viviamo noi questa dinamica?

Vivere l'interculturalità è un processo intenzionale che richiede un progetto comune. Non è qualcosa che si vive naturalmente come la multiculturalità.
È la creazione di uno spazio nuovo per il 'noi', che non appartiene a nessuna cultura in particolare, ma dove ognuna si sente a casa e può esprimere al meglio sè stessa senza pregiudizi e giudizi affrettati.

Ho mai fatto un’esperienza di inserzione in un contesto culturale diverso dal mio? Come mi sono sentita? Quali difficoltà ho riscontrato?

Ho mai vissuto l’esperienza in cui la mia cultura non era compresa? Come mi sono sentita? Cosa ho pensato?

Cosa mi risulta più difficile nella relazione con l’altra?

Cosa vorrei che si sapesse della bellezza della mia cultura?

Cosa mi fa soffrire delle generalizzazioni e dei pregiudizi verso la mia cultura di origine?

Riscontro nella mia comunità sottili forme di abuso di potere culturale?

(Intervento svolto il 28 dicembre presso la Congregazione delle Figlie di San Giuseppe del Caburlotto)
Per maggiori informazioni, contattatemi: patrizia.morgante@gmail.com; whatsapp 328 0722672

domenica 20 gennaio 2019

Perché abbiamo paura della rabbia?

Sento e vedo che in diversi ambienti, soprattutto quelli cattolici, si ha come paura e timore della rabbia, delle sue espressioni, della sua energia.
Mi trovo a sentire frasi come "Nonostante quello che ha vissuto ha raccontato la sua storia senza rabbia", "Non ha parlato con rancore o risentimento". Bene, vuol dire che la persona è riuscita a fare un percorso elaborativo.

Se qualcuno racconta la sua ingiustizia con passione e esprime la propria rabbia, incontriamo più difficoltà ad accoglierne le paure, ci difendiamo, consideriamo meno degno di nota un racconto di rabbia.

lunedì 5 dicembre 2016

Ho fatto un sogno

Stanotte ho fatto un sogno… ho sognato che le italiane e gli italiani avevano alzato la testa e con una botta di dignità avevano deciso che volevano vivere diversamente. Ho sognato che gridavano che erano stanchi di una politica che dal dopoguerra ha annichilito la voglia di crescere ed espandersi, non solo economicamente, di questo paese. Ho sognato che ci alzavamo la mattina con la voglia di andare a lavorare perché ci sentivamo trattati come persone, e il lavoro, pur amandolo, ci lasciava il tempo per dedicarci anche ad altro, a nutrire i nostri hobbies e a vivere l’amore. 

domenica 10 gennaio 2016

Strategia terroristica per violenza di genere

Violenza di gruppo a Capodanno... Leggo un comunicato stampa degli Stati Generali delle Donne e mi scopro sorpresa nel constatare il silenzio intorno alle violenze sessuali organizzate e di gruppo (branco?) in Germania nella notte del 31 dicembre. Ogni violenza è scandalosa, ma ciò che mi colpisce di questi eventi tedeschi è l'organizzazione in diverse città dell'azione. Non era un caso, era un'azione organizzata da gruppi di maschi. Una forma di azione terroristica. Un'azione studiata bene perché nel caos della festa è difficile intervenire per la polizia e per le vittime lanciare l'allarme... Bene complimenti ai maschi per questa creatività strategica a servizio della violenza. Se le premesse sono queste, anche il 2016 non sarà festeggiato come l'anno per la sconfitta della violenza sessuale e dei femminicidi.

domenica 1 febbraio 2015

Arriverà una Presidentessa donna quando saremo pronti

Abbiamo il 12° Presidente della Repubblica italiana. Condivido con chi è contrario alle quote rosa e che una persona deve essere eletta e scelta per la sua personalità e non per il suo genere. Ma mi domando: possibile che nei quasi 70 della nostra repubblica non ci sia mai stata una donna che poteva, per la sua personalità, ricoprire questo incarico? Siccome questo lo trovo improbabile, una lettura sospettosa mi fa pensare che la scelta sul genere ci sia, solo che è implicita e non detta... Auguri Sergio!