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mercoledì 6 gennaio 2021

E se anche la Chiesa diventasse una grande performance?


E se anche la Chiesa diventasse una grande performance?

E' indubbio che viviamo in una società della performance, dove da consumatori siamo diventati performer: individui sempre più preoccupati di dare prova dei nostri talenti.

Anche il linguaggio è andato cambiando: siamo diventati progetti, più che persone fragili e belle. Riempiamo di tecnicismi il nostro parlare aziendale e privato (d'altronde il sottile confine tra privato, pubblico e politico si sta deteriorando sempre di più!).

Parliamo di gestione di risorse, di raggiungere obiettivi e risultati misurabili, di dati da interpretare. 

Non voglio negare che un cambiamento e adattamento sia necessario. Ma mi domando se il costo di questo appiattimento freddo all'ideologia funzionale ed efficientistica non sia troppo alto? E se ci faccia perdere di vista parole che non possiamo misurare: sogno, desideri, anima, profezia, vocazione, fioritura?

Non possiamo dimenticare di essere persone trascendenti, che non ci rende felici solo l'orizzontalità, ma sentiamo una sete profonda di tendere alla verticalità (dalle radici al cielo, dalla terra alla spirito e viceversa).

Non ci basta raggiungere risultati, ci nutriamo di percorsi accidentati. Non ci alimenta solo fare la lista dei nostri talenti, dobbiamo toccare la nostra vocazione che dice il nostro senso di abitare questa storia.

Credo che oggi la Chiesa debba proprio ricordarci questa nostra nostalgia della verticalità, della trascendenza per essere credibile e rispondere veramente ai desideri profondi di una società in ricerca di senso.

sabato 11 luglio 2020

Donna Economia: recensione del libro di Alessandra Smerilli

Cosa ha perso l’economia senza uno sguardo delle donne e sulle donne?

  • La società nei secoli ha spesso osteggiato, se non impedito, lo studio dell’economia alle donne
  • La visione nelle teorie economiche è spesso declinata al maschile, sviluppata da uomini per una società in cui il 50% sono donne
  • L’accesso al mercato per le donne è più difficile proprio per il loro genere di appartenenza; e quando sono inserite nel mercato lo sono a condizioni svantaggiose rispetto agli uomini
  • Il lavoro svolto dalla donne proprio nell’ambito della cura non è conteggiato nel PIL1, non è misurato, quindi non riconosciuto
  • Gli indicatori con i quali misuriamo l’economia sono indicatori pensati al maschile e non considerano la prospettiva e l’orizzonte valoriale delle donne e i loro bisogni
Leggi la recensione sulla Rivista digitale Terra e Missione

domenica 29 dicembre 2019

La sfida della rete per la Missione della Vita Consacrata

Cosa mi attrae del mondo della comunicazione digitale? Cosa mi preoccupa?
Quali nuove opportunità ci apre il mondo digitale come umanità? Quali sfide ci pone?
Qual è il ruolo della vita consacrata nella rete digitale?
Come ‘fare casa e comunità’ nel mondo digitale?


Ci siamo mai posti queste domande? Quali risposte ci diamo? È necessaria una riflessione personale e comunitaria.

Il tema che svilupperò cercherà di offrire delle riflessioni per approfondire queste domande, con l’intento di interpretare il mondo che stiamo vivendo per trovare insieme delle risposte che aiutino ad abitare il mondo digitale come cittadine e cittadini digitali consapevoli e sapienti.

(Intervento svolto al Convegno annuale dell'Istituto per la Vita consacrata Claretianum, Roma 13 dicembre 2019)
Per maggiori informazioni, contattatemi: patrizia.morgante@gmail.com; whatsapp 328 0722672

sabato 19 gennaio 2019

Cosa possiamo imparare dalle canne al vento per abitare questa storia?


Qualche giorno fa un’amica mi ha detto “Sento di non avere un posto mio nel mondo, come se non occupassi uno spazio che sia mio. Mi sento sempre nomade”. Ovviamente lo diceva con le lacrime agli occhi, perché le procurava sofferenza. E posso comprenderlo.

Questa cosa ha risuonato tantissimo dentro di me per due motivi.

domenica 6 gennaio 2019

La parola alle donne

Sto leggendo un libro di uno stimato teologo: vado a vedere la bibliografia e gli altri titoli della collana editoriale e scorgo solo nomi di uomini tra i riferimenti. Francamente trovo questa cosa sempre più insopportabile. Noi donne siamo visibili quando siamo vittime di violenza, quando vinciamo nello sport (senza disturbare troppo la scena degli uomini maschi) o quando facciamo qualcosa di straordinario nella scienze (e veniamo dipinte come eccezioni), o nude davanti a una macchina; ma continuiamo a essere assenti/poco presenti nella riflessione sul quotidiano. Siamo assenti non perché non parliamo o scriviamo, ma perché si tende come "bias culturale" a dare la parola agli uomini, anche quando si parla di noi. Sarà che lavoro da tantissimi anni con le donne e questa situazione mi fa soffrire proprio per quel coraggio e spessore umano che tocco ogni giorno al loro fianco. Non sogno un mondo di donne, ma una società di donne e uomini maturi e in grado di reggere il confronto e il dialogo a parità di condizioni.

domenica 16 settembre 2018

Addio secolo dei diritti umani

Ascoltando le difficoltà e le frustrazioni di alcuni miei familiari circa la loro realtà lavorativa, mi domando: 'come siamo potuti passare dai secoli delle lotte e delle conquiste dei diritti umani al tempo della precarietà e vulnerabilità'?

Cosa è andato storto? Dove, cittadini e istituzioni, abbiamo sbagliato? Oggi parlare di Diritti del lavoratore sembra una bestemmia: come se garantire uno stipendio degno e che consenta di fare un 'progetto' a lungo termine, sia un ostacolo al buon nome di un'azienda.

martedì 23 giugno 2015

All'anima della crisi!



“L'arte delle domande, l'arte delle storie, l'arte delle mani: sono tutte il frutto di qualcosa, e questo qualcosa è l'anima. Ogni volta che alimentiamo l'anima, è garantita una crescita.”
Clarissa Pinkola Estés

Scrivo questi pensieri a voce alta nel giorno dell'equinozio di primavera. Mi piace pensare che la “ripresa” che ci vanno ripetendo da più parti, sia proprio come questo risveglio naturale, quest'apertura gratuita della vita che, fedele nelle stagioni, ci ricorda che la vita è movimento centrifugo/centripeto, contrazione/apertura, evoluzione/regressione. Sono convinta che non ci basti una riduzione della disoccupazione (servirebbe una controtendenza significativa perché il beneficio si senta nelle famiglie), per aumentare il benessere integrale del popolo. La crisi ha causato una ferita esistenziale in noi e nella nostra società (mi limito a riferirmi al nostro paese): ora è tempo di lenire, ricucire, sanare. Per questo non bastano misure di tipo economico, finanziario e politico. Ci serve nutrire una competenza del vivere differente. Siamo in ottima compagnia in questo cammino: ci sono tante e tanti che lo stanno già facendo, percorrendo vie antiche ma rinnovate, alimentando circuiti vitali e segreti (segreti perché ci sono pochi spazi per narrarli, non perché desiderino rimanere tali) e stili inediti.

martedì 10 marzo 2015

Apertura al nuovo

Domenica parlavo con un'amica di come educare i cani oggi. Ascoltandola mi sono resa conto che ciò che avevo appreso su questo tema anni fa, era completamente superato dalla nuova scuola di addestramento cani. Ho provato una sensazione strana: è difficile stare dietro alle nuove teorie su tutto ciò che facciamo e che ci interessa. Ho imparato che non posso rimanere ancorata a ciò che so, ma aprirmi al possibile che può emergere dalla ricerca incessante dell'intelligenza umana. Non posso sentirmi minacciata da questo, ma incuriosita e stimolata a contribuire a questo cammino del nuovo... E' vero anche che ci sono cose "antiche, datate" che ancora profumano di attualità e novità. Perché accade questo? E' ciò che mi spinge a partecipare al nostra gruppetto di Filosofia del Circolo Donne Mujeres Women​ con Ilaria​ e Giovanna​...